Come previsto qui sull’Osservatorio il 5 agosto, l’interessamento della politica alle inchieste scaturite dalle dichiarazioni del pentito di mafia Spatuzza e del figlio di Vito Ciancimino, Massimo, sta cambiando le carte in tavola.
Tra recuperi di memoria (Violante, Martelli), smentite (Mancino), trasmissioni tv (Annozero), rivelazioni (Di Pietro, Grasso) e presunti scoop (il “papello” su l’Espresso), si sta creando un gran polverone che dubito possa accompagnare serenamente il lavoro dei magistrati di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Milano.
Lentamente sta venendo fuori che in fondo la trattativa tra mafia e istituzioni c’è stata ed è già processualmente accertata, che ne erano a conoscenza in molti, Borsellino compreso, e che tutto sommato è giustificata dal contesto storico, e dalla necessità di fermare l’attacco diretto di Cosa Nostra alla politica, anche a costo di sacrificare chi non l’avrebbe mai accettata, per l’appunto Borsellino. A tutto ciò vanno aggiunte le importanti dichiarazioni rilasciate oggi da Massimo Ciancimino a Rainews 24. A mio avviso è di estremo interesse la parte finale dell’intervista, nella quale il figlio dell’ex sindaco Vito afferma che:
- ha iniziato a parlare con i giudici per colpa delle “anomalie” emerse nel processo a suo carico
- ancora oggi sono presenti caste che godono di particolare privilegio nel Palazzo di Giustizia di Palermo
- i politici legittimano le richieste criminali della Mafia ponendosi al di sopra della legge con decreti, lodi e quant’altro
Appare evidente che quanto immaginato nell’articolo del 5 agosto ha riscontri sempre più precisi. Stiamo vivendo una stagione simile al 1978 e al 1992. Quanto sta avvenendo ha poco a che vedere con la ricerca della verità sulle stragi, e soprattutto preciserà le responsabilità fino ad un livello intermedio. Su Via D’Amelio si arriverà al verosimile, ma non al vero. La tanto scandalosa trattativa comincia già ad essere giustificata. Quanto è stato confezionato ad arte tramite Scarantino sta per essere sostituito da una nuova rappresentazione solo in parte più fedele ai fatti. E tutto è sempre funzionale al disegno generale, vale a dire gli importanti cambiamenti politici che ci attendono nei prossimi mesi. Così come nel 1978 e nel 1992, stanno per essere eliminate le figure che sono di ostacolo al nuovo. I motivi delle stragi “mafiose” sono scritte nella storia degli ultimi 15 anni: provate ad immaginare Falcone e Borsellino alle prese con le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la politica e la criminalità organizzata dal 1992 ad oggi. Provate ad immaginare un uomo come Moro alle prese con il socialismo di Craxi. La vera differenza probabilmente sta nel fatto che stavolta non ci sono eroi, né una grande statura morale: c’è solo da togliere di mezzo la mondezza, l’usa e getta, la miseria umana.
Tra recuperi di memoria (Violante, Martelli), smentite (Mancino), trasmissioni tv (Annozero), rivelazioni (Di Pietro, Grasso) e presunti scoop (il “papello” su l’Espresso), si sta creando un gran polverone che dubito possa accompagnare serenamente il lavoro dei magistrati di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Milano.
Lentamente sta venendo fuori che in fondo la trattativa tra mafia e istituzioni c’è stata ed è già processualmente accertata, che ne erano a conoscenza in molti, Borsellino compreso, e che tutto sommato è giustificata dal contesto storico, e dalla necessità di fermare l’attacco diretto di Cosa Nostra alla politica, anche a costo di sacrificare chi non l’avrebbe mai accettata, per l’appunto Borsellino. A tutto ciò vanno aggiunte le importanti dichiarazioni rilasciate oggi da Massimo Ciancimino a Rainews 24. A mio avviso è di estremo interesse la parte finale dell’intervista, nella quale il figlio dell’ex sindaco Vito afferma che:
- ha iniziato a parlare con i giudici per colpa delle “anomalie” emerse nel processo a suo carico
- ancora oggi sono presenti caste che godono di particolare privilegio nel Palazzo di Giustizia di Palermo
- i politici legittimano le richieste criminali della Mafia ponendosi al di sopra della legge con decreti, lodi e quant’altro
Appare evidente che quanto immaginato nell’articolo del 5 agosto ha riscontri sempre più precisi. Stiamo vivendo una stagione simile al 1978 e al 1992. Quanto sta avvenendo ha poco a che vedere con la ricerca della verità sulle stragi, e soprattutto preciserà le responsabilità fino ad un livello intermedio. Su Via D’Amelio si arriverà al verosimile, ma non al vero. La tanto scandalosa trattativa comincia già ad essere giustificata. Quanto è stato confezionato ad arte tramite Scarantino sta per essere sostituito da una nuova rappresentazione solo in parte più fedele ai fatti. E tutto è sempre funzionale al disegno generale, vale a dire gli importanti cambiamenti politici che ci attendono nei prossimi mesi. Così come nel 1978 e nel 1992, stanno per essere eliminate le figure che sono di ostacolo al nuovo. I motivi delle stragi “mafiose” sono scritte nella storia degli ultimi 15 anni: provate ad immaginare Falcone e Borsellino alle prese con le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la politica e la criminalità organizzata dal 1992 ad oggi. Provate ad immaginare un uomo come Moro alle prese con il socialismo di Craxi. La vera differenza probabilmente sta nel fatto che stavolta non ci sono eroi, né una grande statura morale: c’è solo da togliere di mezzo la mondezza, l’usa e getta, la miseria umana.
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