1 febbraio 2010

Informazione in radio.

Alessandro Forlani cura per GrParlamento una rubrica che si sta occupando da tempo anche del caso Moro, con una serie di interviste indubbiamente interessanti. L'elenco è disponibile in questa pagina.
Mi soffermo su l'ultima, incentrata su un dibattito tra Vladimiro Satta e Francesco Maria Biscione, aventi posizioni opposte circa i misteri irrisolti del sequestro del Presidente della Democrazia Cristiana. E' un confronto stimolante, che lascia molte domande aperte, ed è indicativo anche perché dimostra quanto siano ormai consolidate fatti che non reggono ad un'analisi rigorosa. E' un terreno insidioso, in quanto inficia la comprensione dei fatti.
Per prima cosa, è abbastanza incomprensibile come Satta possa continuare ad affermare che la causa della scoperta del covo di Via Gradoli fu un'innocua perdita d'acqua. Su questo blog ho pubblicato i verbali del caposquadra dei vigili del fuoco che chiariscono inconfutabilmente che fu un evento provocato deliberatamente. Al di là di questo, sono almeno due le finte certezze sulle quali convergono sia Satta che Biscione.
La prima è che il falso comunicato numero sette delle BR fu preparato da Tony Chichiarelli, ambiguo personaggio della malavita romana. E' una verità universalmente riconosciuta, ma vorrei citare il libro di Nicola Biondo e Massimo Veneziani, "Il falsario di Stato", che finora è il miglior saggio su Chichiarelli. A pagina 68 si dice: Perché che sia stato proprio lui, Tony, è solo un'ipotesi: non c'è perizia grafica che conduca a lui(...). Ci sono solo amici e parenti stretti che lo descrivono mentre si vanta di quell'opera. Nelle pagine successive vengono riportate fedelmente queste testimonianze, che di certo non costituiscono una certezza così granitica.
Secondo punto: la perquisizione del paesino Gradoli. Leggenda vuole che la segnalazione nata dalla sedicente seduta spiritica dei professori bolognesi fu male interpretata o male riferita, portando le forze dell'ordine non a Via Gradoli a Roma, bensì nel paese in provincia di Viterbo, che secondo le cronache dell'epoca fu rastrellato palmo a palmo. La circostanza è nettamente smentita dagli amministratori locali dell'epoca, raggiunti recentemente da Carlo Infanti, autore del film "La verità negata", dedicato al caso Moro:


Non è una pratica sterile mettere tutto in discussione, perché ciò che rimane fondamentale è l'accesso alle fonti, la comprensione dei documenti, la costruzione del quadro d'insieme unitamente al disegno di dettaglio. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il libro di Vladimiro Satta (Odissea nel caso Moro, Edup, Roma, 2003) è un libro estremamente utile. È un valido strumento che consente di capire le ragioni (o, meglio, i tornaconti personali) di quelli che – alla luce della sterminata quantità di testi, documenti e testimonianze, che dimostrano l’esistenza di correità e connivenze varie nell’affaire Moro – possono essere tranquillamente definiti, tout court, negazionisti, alla stessa stregua di coloro che persistono nella negazione dell’esistenza delle camere a gas durante l’Olocausto nazifascista. il libro di Satta rappresenta un fulgido esempio negativo, vale a dire il modello di come, un’opera di ricostruzione storica, NON dovrebbe essere.

Solo per fornire un piccolo esempio della malafede che trasuda Satta, assieme al suo “libro”, è sufficiente ricordare che, nell’opera in questione, l’intera vicenda relativa alla loggia massonica P2, alle gesta dei suoi affiliati e ai posti che questi occupavano durante il sequestro Moro, è stata liquidata in poche pagine con una conclusione che riassume il livello qualitativo dell’intero libro: «La successiva scoperta del fatto che nel 1978 numerosi alti ufficiali degli apparati dello Stato erano iscritti alla loggia di Gelli, addirittura, rende ancor meno probabile che le designazioni in favore di qualcuno di loro obbedissero ad un disegno preordinato: anche andando a caso, le probabilità di incappare in un “piduista” erano alte» (Op. cit. p. 173). Insomma, il fatto che quasi tutti i vertici di importanti istituzioni statali, compresi i servizi segreti, fossero appannaggio di uomini della P2, sarebbe un semplice fatto statistico, anziché eversivo.

Ciao.
Alfio