10 novembre 2009

L'Unione non fa la forza.

Il ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino ha avuto una vastissima risonanza mediatica. È stata di fatto la prima notizia di tutti i telegiornali, e anche su internet se ne è parlato molto. Questa mattina la prima pagina del Messaggero ospita l’intervento di Carlo Azeglio Ciampi. Vi invito a leggerlo e condivido con voi alcune riflessioni.

Pur concordando sull’importanza della svolta democratica per l’Est, l’ex Presidente della Repubblica si rammarica per come l’Unione Europea sia stata influenzata dall’annessione dei nuovi Paesi, perdendo la vocazione originaria di unità e sovranità sugli Stati membri. Apparentemente l’Europa oggi è più forte perché rappresenta praticamente tutto il Continente, ma in realtà per Ciampi la caduta del Muro ha rappresentato la fine del suo sogno: la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, capaci di confrontarsi alla pari con gli USA. Questo è un concetto molto importante, che contiene in sé molteplici chiavi per la comprensione del mondo moderno e delle sue dinamiche.

Per prima cosa, la riflessione di Ciampi mette a nudo qualcosa che a mio avviso era già palese: la Comunità Europea è nata sotto il falso ideale di un’unione politica, ma in realtà ha sempre avuto un solo obiettivo, cioè il legame strettamente economico tra gli Stati membri. Nei decenni di storia antecedenti il 1989 l’Unione Europea non ha mai avuto una spinta propulsiva in senso democratico e più in generale politico. Gli unici momenti realmente politici sono state le elezioni per il Parlamento europeo, che però sono sempre state vissute dai cittadini senza alcuna proiezione continentale, ma come una consultazione interna. Basta analizzare le campagne elettorali per queste votazioni, che praticamente mai sono state incentrate su questioni prettamente europee. Il coinvolgimento dei cittadini in occasione dei passaggi fondamentali della storia dell’Unione è stato sempre pari a zero, anche perché quando i referendum hanno sbugiardato le intenzioni dei governanti, sono stati beffardamente ripetuti fino ad ottenere il risultato voluto. Al contrario, dal punto di vista economico l’Unione ha raggiunto molti obiettivi, primo tra tutti l’adozione della moneta unica.

Altra cosa. Ci potrebbe essere la tentazione di considerare gli USA una delle cause della debolezza politica della UE. Gli Stati Uniti si prestano molto ad essere additati come male assoluto, ma l’analisi di Ciampi credo dia la giusta dimensione del peso decisionale delle singole nazioni nella strategia futura, che è molto vicino allo zero. Può sembrare un’enormità, ma la politica assiste da suddita agli snodi della Storia. Ciò che ha guidato il crollo dei regimi comunisti è la finanza, e solo essa. Questo si ricongiunge al discorso di Ciampi, poiché gli avvenimenti successivi hanno ampiamente dimostrato che lo sbocco di quello stravolgimento ha avuto importanza nei suoi esiti squisitamente economici, e non politici. La strategia di allargamento ad Est adottata dalla UE è esemplare da questo punto di vista, e ancora una volta da’ la dimensione di come i processi politici siano sostanzialmente ininfluenti al cospetto delle strategie finanziarie, che li strumentalizzano agevolmente a proprio piacimento. Lo sviluppo democratico sarà ancora una volta assente, mentre l’economia viaggerà sui binari prestabiliti.

L’ultimo spunto di interesse è il rammarico di Ciampi. Sarebbe ampiamente comprensibile se espresso da un cittadino qualsiasi, ma appare stravagante se proveniente da un ex Presidente della Repubblica, nonché ex governatore della Banca d’Italia. Carlo Azeglio Ciampi ha assistito alla crescita degli organismi comunitari, ma anche allo sviluppo di tutte le organizzazioni sovranazionali nate nel secondo dopoguerra, che sin dall’inizio hanno avuto proiezione globale, e non regionale o continentale. Ciampi non può non sapere che l’obiettivo era ed è l’unificazione globale dei mercati, il controllo e la gestione globale delle risorse. La politica è mero strumento. Allora vorrei domandare al Presidente che interesse potesse mai avere per lui un’Europa unita e forte, quando la vera forza risiede altrove. Che senso aveva il sogno degli Stati Uniti d’Europa quando l’unica unità prevista era ben altra e ben più estesa?
C’è tuttavia una possibilità da considerare, per quanto remota, e cioè che Ciampi non rientri tra i pochissimi che hanno la visione effettiva del percorso storico dell’umanità, e quindi abbia davvero coltivato il sogno di un progetto politico prospettato come possibile, ma in realtà mai concretamente realizzabile.

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