13 ottobre 2009

Il gioco è bello quando dura poco.

L’attentato di ieri a Milano ha contorni misteriosi. Riguardano il movente del gesto, l’obiettivo, e soprattutto il protagonista. Mohamed Game è una sorta di rebus. Ha 34 anni, è di Bengasi, Libia, è un ingegnere elettronico, ha una compagna italiana, 4 figli avuti da diverse relazioni, è in Italia da sette anni, non ha frequentazioni negli ambienti islamici estremisti, ed è praticamente sconosciuto ai nostri Servizi.
Non so a cosa porteranno le indagini, pare che ci siano anche dei complici, ma siccome le impressioni a caldo spesso ci azzeccano, non posso fare a meno di considerare questo evento come un avvertimento. L’attentatore si chiama Game, vale a dire “Gioco” in lingua inglese. La caserma scelta è quella di Santa Barbara, che è la protettrice contro le esplosioni. Traduzione: per ora abbiamo scherzato, non poteva accadere nulla di grave.
Chi è l’obiettivo dell’avvertimento? Perché il kamikaze è un libico? C’entra il processo Abu Obar e le accuse di Cossiga a Spataro, che si occupa dell’attentato di ieri, e Pomarici?

Occhi aperti e orecchie tese…

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