Il libro di Giuseppe De Lutiis è un ottimo viaggio tra le nebbie che avvolgono la vicenda Moro. La cosa più preziosa è la linea guida offerta dall'autore, cioè la consapevolezza di come l'intera operazione vada inquadrata nel contesto internazionale del periodo.
Gli equilibri mondiali creati a Yalta hanno pesantemente condizionato lo sviluppo democratico di tutte le nazioni, a maggior ragione dell'Italia, che aveva il partito comunista più forte in occidente. Avendo ben presente questo punto fermo, si vede sotto una luce nuova quella serie di anomalie ben note: il ruolo dei servizi segreti e di Gladio, i lati oscuri della biografia di Moretti e Senzani, i depistaggi durante e dopo il sequestro, gli incredibili punti di contatto tra mondi eversivi apparentemente in contrasto.
In fondo, l'idea che Moro rappresentasse un pericolo sia per gli Usa che per l'URSS è abbastanza accettata, anche se quasi nessuno parla più di vera eterodirezione delle BR. Tuttavia, il percorso investigativo di De Lutiis mette impietosamente in evidenza che il sequestro Moro è nella sua totalità fitto di misteri, tanto che si può serenamente affermare che non vi è nemmeno un aspetto che possa dirsi completamente conosciuto: dalla preparazione del sequestro all'azione di Via Fani, dalle reazioni politiche a quelle di intelligence, fino alla tragica conclusione. Ogni passaggio viene messo in relazione con i protagonisti della scena mondiale e la chiave di lettura appare corretta, poiché l'evento fu talmente incidente che è inimmaginabile in un contesto di guerra fredda l'Italia avesse intorno solo spettatori inermi. Le prove non mancano e in questo saggio vengono presentate a sufficienza, insieme ad interessanti spunti per ulteriori ricerche.
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