Tra un saggio e l'altro dedicati al caso Moro, mi sono concesso una parentesi narrativa con la lettura di questo bel romanzo di Philip K. Dick, il quale sta diventando a buon diritto uno dei miei scrittori preferiti. Anche in questo caso fantascienza e visioni si mescolano ad una lucida analisi delle prospettive politiche del pianeta. Scritto nel 1964, è disponibile nella collana dedicata da Fanucci in edizione tascabile.
La trama appare come un trionfo dell'immaginazione, ma sarebbe una valutazione superficiale. Stati Uniti ed Europa appartengono ad un'unica federazione, la USAE. I vertici della federazione sono simulacri, maschere vuote, finzione scenica. Le multinazionali si scannano tra loro per mantenere il monopolio. Una parte della popolazione vive in condizioni quasi primitive, estromessa dalla società.In queste pennellate io vedo molto di quanto accade e di quanto potrebbe accadere a breve. Dick è un maestro nel dirigere queste storie parallele, caratterizzando ogni personaggio, non dilungandosi mai in diramazioni narrative sterili, con uno stile leggero, essenziale e profondo allo stesso tempo, perché l'uomo conserva sempre le proprie miserie e le proprie virtù, anche in scenari fantascientifici. I simulacri è un romanzo da leggere anche per chi è convinto di detestare la fantascienza, perché i libri di Dick non sono puro regno dalla fantasia, ma una proiezione a volte sconvolgente di un'intuizione sul futuro dell'umanità che lui aveva già cinquant'anni fa.
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