28 luglio 2008

Doveva morire.


Il colloquio tra Sandro Provvisionato e il giudice Ferdinando Imposimato ha dato vita ad uno dei testi più interessanti usciti in occasione del trentennale del sequestro di Aldo Moro.

"Doveva morire" ha il merito di mettere alcuni puntini sulle i. Magari non ci sono rivelazioni sconvolgenti, i fatti sono tutti più o meno noti, ma è utile avere in un unico volume alcuni dei punti salienti e controversi della vicenda. Naturalmente Imposimato si concentra sugli episodi inerenti la indagini svolte all'epoca, ma è un fatto incontrovertibile che ci sono stati depistaggi e ostacoli, tutti qui ben documentati. Si parla dei documenti rinvenuti e non analizzati a Via Gradoli, dell'immotivata avocazione dell'inchiesta disposta dal procuratore di Roma, del voluto ritardo con il quale sono state autorizzate le indagini su Teodori Spadaccini, delle incredibili falsificazioni dei documenti d'inchiesta. E' interessante anche l'analisi sui rapporti tra Brigate Rosse e terrorismo tedesco, rapporto molto documentato e che probabilmente ha avuto importanza anche nell'azione di Via Fani.

Il limite del saggio ha un illuminante rapporto con quanto stiamo vivendo ai giorni nostri. Parlando degli ostacoli posti agli inquirenti, Imposimato rivolge accuse precise ad Andreotti e Cossiga. Pur sottolineando l'importanza del ruolo di CIA e KGB, il libro è esplicito nell'incolpare i vertici politici che impedirono la scoperta della prigione del popolo. Quest'unicità di giudizio, se pur condivisibile, appare un po' troppo sottolineata, il che fa pensare che il contrasto tra politica e magistratura non è problema nato con Berlusconi, né che sia di facile soluzione. Le colpe politiche ci sono state, ma non sono certo il vertice alto dell'operazione Moro.
Molto importante è la parte finale del libro con le stampe di alcuni documenti che potete vedere in formato elettronico cliccando QUI. E qui viene il bello, perché proprio in queste pagine è contenuta una delle rarissime chiavi per avvicinarsi alla verità. Una frase buttata là, una considerazione di Pieczenik che costituisce il vero grimaldello. E della quale nessuno parla. Ovviamente.

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