Chiunque voglia approfondire le proprie conoscenze sull'omicidio del Presidente Moro e della sua scorta, prima o poi si imbatte su questo nome: Hyperion. Se ne parla negli atti dei processi, nei documenti delle commissioni parlamentari, in numerosi saggi sull'argomento e abbondantemente su internet. Sembra essere un argomento sviscerato, eppure certezze non ce ne sono, solo un paio di ricorrenti considerazioni: è stato un Istituto di lingue con base a Parigi, ed è fortemente sospettato di avere avuto in realtà un ruolo centrale di coordinamento del terrorismo internazionale.
Il giudice Rosario Priore ed il giornalista Silvano De Prospo provano a colmare le lacune con questo volume edito da Ponte alle grazie, e vi riescono, almeno in parte. Non completamente, però, perché non c'è documentazione inedita o nuove testimonianze da presentare, e non è certo una mancanza degli autori. Il merito del loro lavoro sta nell'aver collegato fonti diverse ed evidenziato passaggi e collegamenti che portano ad una conclusione plausibile: l'istituto di lingue fu punto di raccordo tra realtà eversive di vari paesi europei, ed ebbe un legame particolare con le Brigate Rosse. E' su questo punto che si concentra maggiormente il libro, partendo dall'origine di quell'idea di coordinamento, individuabile nel pensiero e nelle azioni di Giangiacomo Feltrinelli, e ripercorrendo le tappe di nascita e sviluppo delle BR, il collegamento con il cosiddetto Superclan e quindi la scuola Hyperion. Vengono raccontate senza superficialità le storie di Curcio, Mara Cagol, Simioni, Dotti, Cavallo, la creazione della colonna romana e naturalmente il rapimento Moro. Ma c'è molto altro, tanti protagonisti e testimoni, ed il rapporto con gli ambienti francesi che consentì di instaurare la base dell'istituto a Parigi e non altrove.
Una storia in gran parte italiana, ma che a mio parere non va provincializzata. L'idea di un centro di coordinamento dell'eversione di sinistra va rapportata allo scenario geopolitico mondiale della guerra fredda, va rapportata all'Aginter Press, altro centro di coordinamento, e più in generale occorre inquadrarla in ciò che lentamente ma prepotentemente emerge dagli archivi negli ultimi anni: questi coordinamenti, le azioni dei servizi segreti, i rapporti con il Medio Oriente, indicano una strategia di controllo pressoché totale sull'eversione in Europa, sia di destra che di sinistra. Tutti i maggiori gruppi terroristici hanno coltivato rapporti che rimandano a livelli dotati di una visione globale del fenomeno, che, esattamente come la stessa guerra fredda, non ha mai veramente avuto la possibilità di sfociare in conflitto.
Esattamente come oggi, le risorse economiche garantivano il controllo politico, e le Brigate rosse hanno goduto di limitata autonomia, né più né meno della RAF, di Action Directe ed altri.
Il tutto, probabilmente, finalizzato non tanto al mantenimento di Yalta, quanto alla sua evoluzione.
Una storia in gran parte italiana, ma che a mio parere non va provincializzata. L'idea di un centro di coordinamento dell'eversione di sinistra va rapportata allo scenario geopolitico mondiale della guerra fredda, va rapportata all'Aginter Press, altro centro di coordinamento, e più in generale occorre inquadrarla in ciò che lentamente ma prepotentemente emerge dagli archivi negli ultimi anni: questi coordinamenti, le azioni dei servizi segreti, i rapporti con il Medio Oriente, indicano una strategia di controllo pressoché totale sull'eversione in Europa, sia di destra che di sinistra. Tutti i maggiori gruppi terroristici hanno coltivato rapporti che rimandano a livelli dotati di una visione globale del fenomeno, che, esattamente come la stessa guerra fredda, non ha mai veramente avuto la possibilità di sfociare in conflitto.
Esattamente come oggi, le risorse economiche garantivano il controllo politico, e le Brigate rosse hanno goduto di limitata autonomia, né più né meno della RAF, di Action Directe ed altri.
Il tutto, probabilmente, finalizzato non tanto al mantenimento di Yalta, quanto alla sua evoluzione.
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