6 luglio 2011

I tre indizi.

Nell'affaire Moro una delle poche certezze riguarda la sorte del governo che Andreotti presentò alla Camera proprio quel 16 Marzo 1978. I brigatisti hanno sempre negato di aver scelto la data del rapimento in funzione di quell'importante scadenza politica, tuttavia è innegabile che l'eccidio di Via Fani semplificò l'iter della fiducia da parte del nuovo esecutivo.  Per un curioso scherzo del destino, la strage di Capaci nel 1992, invece, impedì probabilmente allo stesso Andreotti di conquistare il tanto desiderato Quirinale. 

Riguardo al 1978, l'affermazione è tanto più vera quanto si considerano le possibilità che aveva il governo al 15 marzo, vale a dire prima del rapimento di Moro e dell'uccisione dei cinque uomini di scorta. Nei suoi diari sugli anni della solidarietà,  pubblicati per la prima volta nel 1981, Andreotti descrive le difficoltà che stava incontrando nella composizione dell'esecutivo che avrebbe dovuto godere per la prima volta dell'astensione del Partito Comunista.  Per la giornata del 14 Marzo scrive:
"Conclave DC alla Camilluccia per i sottosegretari. La discussione è molto complessa e dura fino alle due del mattino. [...] Avevo ricevuto una telefonata di Pajetta molto inquieto. Dopo tante settimane non vi è che un rimpasto e se è vero che la DC ha posto le sue esigenze, non accetta che io sia un Ponzio Pilato. Se si dovessero anche avere più sottosegretari  come si va dicendo la misura traboccherebbe"
 
Poi il 15 Marzo:
"Strascichi della disputa sui sottosegretari. Impiego due ore e mezzo prima del Consiglio per convincere tutti i ministri ad accettare la lista. Mi sembra che molti non si rendono conto delle difficoltà che incontreremo alle Camere."
 
Le conferme sono molteplici, sicuramente tre. 
Il 9 maggio 2004 il Professore Franco Tritto, stretto collaboratore di Aldo Moro all'Università,  rilascia un'intervista a "Il resto del Carlino", e dichiara:
"Due giorni prima del rapimento, in piena formazione del nuovo Governo, Moro mi disse che di lì a poco, entro l'anno, saremmo andati alle elezioni anticipate: sarebbe stata una campagna elettorale molto impegnativa incentrata sui grandi temi della politica, sui valori di fondo della democrazia e sulla politica estera. Era molto determinato. Qualcuno comprese, e Moro fu ucciso."  
 
Il 9 Maggio di quest'anno, in un lungo intervento durante il convegno svoltosi alla Camera dei Deputati dal titolo  "Moro e la fine della Prima Repubblica",  Arnaldo Forlani ha raccontato che nelle ore concitate che seguirono la strage di Via Fani, lui si rese conto che senza quella tragedia l'astensione del PCI non sarebbe stata affatto scontata.
 
Nel suo Memoriale pubblicato a Maggio 2011 su Affaritaliani.it, il giornalista Giovanni Gennari ha ribadito che il Segretario Zaccagnini aveva intenzione di dimettersi:
"Mi disse più volte che non era contento di come erano andate le cose per la soluzione politica di quella crisi di Governo.[...] Lui aveva preso la decisione, quindi, e me lo disse chiaro, di dare le dimissioni da segretario.Dunque se le Br non avessero rapito Aldo Moro, Benigno Zaccagnini, appena varato il governo Andreotti con il Pci nella maggioranza si sarebbe dimesso da segretario della Dc. [...] Lo aveva detto anche a Moro, e negli ultimi giorni qualche colloquio non era stato del tutto normale. Zaccagnini era inquieto, e ne aveva detto le ragioni precise: inascoltato, nel partito di cui pure era segretario e nel governo…" 

Quel Governo con ogni probabilità avrebbe avuto vita breve. Tutto però andò diversamente. Il governo Andreotti IV durò fino al 20 Marzo 1979, quando subentrò a se stesso fino al 4 Agosto 1979.  Subito dopo, iniziò la sua esperienza come Premier Francesco Cossiga, colui che si era dimesso da Ministro dell'Interno dopo l'assassinio di Moro, suo personale fallimento.

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