16 marzo 2011

Via Mario Fani, oggi.

Sotto una pioggia a tratti battente, la Repubblica Italiana ha ricordato le vittime di Via Fani, a Roma. Assisto ad una breve sfilata di alte cariche dello Stato, anzi,  dei vice delle alte cariche dello Stato.
A rendere onore a Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, uccisi il 16 marzo del 1978 durante il rapimento di Aldo Moro, sono i Carabinieri, i poliziotti, i finanzieri: sull'attenti, alla fine bagnati fradici, ad ascoltare il silenzio. 
I cittadini comuni sono pochi, ammesso che ci siano. Mi sento osservato: si capisce che non sono un giornalista, e sto lì con il cappuccio del giaccone alzato sulla testa, a scattare fotografie e registrare video. Qualche sguardo, tra i politici e le forze dell'ordine, è incuriosito, qualcuno perfino preoccupato. Se non ci fosse di mezzo la tragedia, mi scapperebbe un sorriso. 
La cerimonia non dura molto, accorciata ulteriormente dall'inclemenza delle condizioni meteorologiche. Ad uno ad uno risalgono tutti in macchina, i pochi giornalisti si defilano, e Via Fani si riapre al traffico. Qualche automobilista si è molto risentito per la sua chiusura, e non so se sperare che fosse all'oscuro della motivazione.

Rimangono quelle corone. Grandi, belle, eppure solitarie, come vuote, nonostante i nomi altisonanti scritti a caratteri eleganti sulle fasce colorate. Il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei Ministri, la governatrice del Lazio, la provincia di Roma, il Partito Democratico, il Sindaco di Roma Capitale (ahimé).
Dove sono queste Istituzioni? In questo 33esimo anniversario, numero evocativo, sacro e terribile, dove sono? Io vedo solo una fila di corone, in una giornata grigia e ventosa, che quasi copre i volti di chi ha sacrificato la vita per lo Stato. Quei titoli coprono certamente invece i loro nomi, e mi pento amaramente di non averli spostati, di non aver lasciata libera quella nicchia discreta, dove le Brigate Rosse non vengono nominate, ma giustamente si parla di ferocia umana. 
Mi allontano con la malinconia nel cuore, augurandomi che siano in tanti a fermarsi un momento davanti a quel cero, per riaccenderlo ogni volta. Mentre Roma si prepara alla notte tricolore, mentre l'Italia ricorda la sua storia di unità, nascondendo in fretta ciò che ci divide.


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