4 febbraio 2011

Il Divo ed il Fantasma

Mercoledì 2 febbraio è stato trasmesso su La7  il film "Il Divo". Enrico Mentana ha pensato giustamente di presentare la cosa come un vero e proprio evento, facendo seguire al film un dibattito incentrato sul potere in Italia.  La pellicola di Sorrentino è stata snobbata da Rai e Mediaset, che a mio parere hanno perso una grande occasione, non solo in termini di ascolti.
"Il Divo" è un gran film, interpretato da un Toni Servillo eccezionale. Dice molto sulla controversa figura di Giulio Andreotti, e mi ha colpito lo spazio che viene dato al rapporto con il "fantasma" di Aldo Moro. L'ascolto dei nastri degli interrogatori nella prigione del popolo è di grande effetto, e mi domando se davvero Andreotti ha lottato a lungo con quei giudizi  così pesanti, definitivi, inappellabili.
Nel film, però, Aldo Moro viene presentato secondo alcuni stereotipi che seguono fedelmente le dichiarazioni dei brigatisti: lo statista è rinchiuso in una stanza minuscola,  senza luce naturale, con il drappo delle Brigate Rosse in una parete della stanza.  La tuta sportiva rende fin troppo dinamico l'aspetto di Moro, quasi atletico. 
E' una rappresentazione che stride fortemente con la realtà che emerge dai documenti dell'epoca.  
Su O.P. del 23 maggio 1978, la rivista di Pecorelli, si leggeva che "Contrariamente a quanto riportato dalla stampa, l'autopsia avrebbe dimostrato che le condizioni fisiche e psichiche di Moro erano più che buone. Inoltre, il peso corporeo non sarebbe diminuito durante la prigionia di 15 chili, come sostiene La Repubblica, ma sarebbe molto vicino al peso-forma. Dall'esame necroscopico è risultato anche che fegato, reni e cuore funzionavano bene, mentre per quanto riguarda il tumore alla gola si tratta di un semplice nodulo benigno. Sul corpo non vi sono segni di privazioni fisiche, nè risultano essere stati somministrati  depressivi o stimolanti. Nell'insieme, i primi risultati dell'autopsia consentono di affermare che l'On. Moro durante la detenzione nella prigione del popolo, che era probabilmente un appartamento borghese, ha avuto un trattamento confortevole."

Effettivamente, nel processo verbale di autopsia del 9 maggio 1978 si legge: "Il cadavere nel suo insieme si presenta curato nel senso dell'igiene personale. Null'altro di particolare rilievo si riscontra sul cadavere ". 

E ancora: "Il cuore di grandezza leggermente aumentata, pesa grammi 435; il grasso sottoepicardico è normalmente rappresentato(...) lo spessore della parte ventricolare sx come quello della parete ventricolare dx è nei limiti della norma; non ispessimenti dell'endocardio; apparato valvolare perfettamente indenne; il miocardio leggermente pallido non presenta alcun segno riferibile a processi ischemici (...); coronarie indenni. Aorta di calibro normale (...)  Il fegato è di grandezza ai limiti della norma (...)  Il rene dx è di morfologia e consistenza normali(...)".

E' così fuori luogo o dietrologico domandarsi allora se tutto ciò è compatibile con la detenzione per cinquantacinque giorni in una cella angusta?

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