2 dicembre 2009

Da Andrea Biscàro.

L'autore dell'inchiesta della quale ho parlato nel precedente post ha scritto un pezzo per questo blog, stimolato dalla mia richiesta su quali siano state le reazioni a "Il codice Moro".  Leggete con attenzione, le sue parole sono molto significative.

Parlando del caso Moro con l’amico Domenico Geluardi – caso al quale ha dedicato numerosi post di prim’ordine (uno fra tutti: “Sono esistite le BR?”, post del 09.09.09) – è “saltata fuori” la mia inchiesta scritta per il mensile “Storia in Rete” e da lui interamente riportata nel suo post del 30 novembre. Vi invito a leggerla per comprendere appieno quanto sto per “esternare” dopo un paio d’anni di silenzio, personale e mediatico. Procediamo con ordine. Ancor prima degli articoli consiglio la lettura della “genesi” dell’inchiesta, descritta sul mio BLOG  “Dialogo Italiano” al post del 29/04/08 dal titolo “Caso Moro – come nasce la mia inchiesta”. Questa “genesi” è importante per due ragioni: rende merito al giornalista che per primo indagò sulla vicenda, Gianni Gennari; inoltre evidenzia il mio stato d’animo in qualità di ricercatore indipendente, razza snobbata e denigrata, nei confronti di un aspetto mai approfondito in tutti questi anni. Gianni Gennari a suo tempo realizzò un ottimo lavoro con gli strumenti e le conoscenze a sua disposizione. E quando gli ho scritto ed in seguito parlato, ha risposto alle mie domande e, credetemi, non è poco e non è da tutti, quando si parla di Aldo Moro. La figura di Victor Aurel Spachtholz, letteralmente smontata dal sottoscritto, è ancor oggi avvolta nel mistero. Le mie ricerche proseguono, e chissà che possano condurre da qualche parte. Ma questo è il futuro. Ora vorrei parlare del passato, di 2-3 anni di silenzio, interrotto da qualche importante interessamento (Tv, Radio) finito regolarmente in un nulla di fatto.
Domenico mi ha rivolto una domanda: “che reazioni ha suscitato la tua inchiesta su Moro?
Rispondo così: “grazie per avermela fatta!” Almeno una reazione l’ha avuta, quella di Domenico Geluardi. Per il resto, peggio che andar di notte. Zero reazioni. Ma da parte di tutti, incluse quelle associazioni, archivi, ecc. che dovrebbero raccogliere i lavori seri sul tema, come questo mio lo è. Lo dico con il massimo dell’umiltà e con un corretto grado di autostima, perché in coscienza ti accorgi quando hai realizzato un lavoro serio, intellettualmente onesto.
Dipenderà forse dalla firma poco nota?
Scrivo su un mensile slegato da interessi di partito, dove dimorano anime intellettuali molto diverse fra loro. Dipenderà, dicevo, dalla firma poco nota, se non sconosciuta? Onestamente non lo so…
So solo che non mollo e che sto andando avanti in questa mia ricerca che non interessa nessuno.
Perché, mi si chiederà, prosegui nel disinteresse generale?
Proprio perché non frega un accidente a nessuno, e quindi il mio scritto ha una sua intrinseca valenza che forse neppure il sottoscritto sa valutare appieno, ma chi SA o chi INTUISCE valuta nella sua globalità, avendo una visione generale (fors’anche sotterranea?) che a me non è dato avere. In soldoni: è possibile che abbia scritto – inconsapevolmente – mezzo alfabeto scrivendo solo A, B, C…
E poi… e poi c’è un’altra ragione, secondo me.
Di misteri sul caso Moro ce ne sono già tanti in circolazione – a meno che non vogliate credere a Vladimiro Satta, per il quale segreti non ce ne sono: leggete l’ultima parte dell’inchiesta, p. 41… – e non se ne parla più da anni (tranne la fiammata del 30ennale). Ma perché poi, diranno in molti, dobbiamo dare spazio ad un ulteriore mistero, peraltro non urlato, non presentato con lo stile odierno che tanto piace, ovvero quello della polemica, dell’illazione sfrenata, del complottismo esasperato?
Sono profondamente convinto che di Moro non freghi più nulla a nessuno.
Dunque?
Dunque facciamo i bagagli e ritiriamoci?
Neppure in sogno!
Chi ha uno spirito libero ed intellettualmente onesto deve proseguire, senza considerarsi un eroe od una sorta di salvatore della Patria, ma semplicemente un cittadino che va avanti e cerca di mantenere viva la fiaccola della memoria attiva.
Ho 42 anni e spero di portare avanti la fiaccola ancora per molto. Ma l’appello che rivolgo, così come lo rivolgono persone come l’amico Domenico, è quello di sensibilizzare i giovani ancor prima che alla politica e al sociale all’amore per la Verità e, conseguentemente, in quest’ottica, e solo in quest’ottica, all’amore per il proprio Paese e per la propria Storia, che non è bianca o nera come la riducono le esigenze della politica.
Domenico – e concludo – nel suo BLOG ci ricorda una regola d’oro: mai fidarsi delle verità preconfezionate. È in ciò che viene tenuto accuratamente nascosto che si possono rinvenire le informazioni veramente preziose. Il caso Moro è esemplare, e vista l’ignoranza abissale che circonda gli avvenimenti, è bene divulgare il più possibile i fatti.”

Andrea Biscàro,
Torino – 01.12.09

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