2 novembre 2009

I segreti di Via Gradoli

La vicenda Marrazzo ha riportato alla ribalta il condominio di Via Gradoli 96. Anche stavolta misteri, dubbi, la sensazione che la verità sia lontana dall’essere capita.

Come 31 anni fa, durante il sequestro di Aldo Moro, quando in quella palazzina c’era un importante covo delle Brigate Rosse, forse addirittura la prigione dello statista democristiano. Siccome il passato aiuta a capire anche il presente, vale la pena ricordare che quella strada privata rappresenta simbolicamente uno dei punti centrali dell’affaire Moro.

Iniziamo questo viaggio all’interno dei segreti di Via Gradoli dal 18 aprile 1978, quando il covo viene casualmente scoperto. È un episodio che di per sé dice già molto, e lo facciamo raccontare da uno dei protagonisti. Giuseppe Leonardi faceva parte della squadra di vigili del fuoco intervenuti quella mattina, e questo è il suo racconto davanti alla 1^ Corte d’Assise di Roma al processo Moro. È il 22 settembre del 1982.















Il racconto di Leonardi è piuttosto chiaro. Appare inverosimile la casualità nella posizione della doccia. In altre parole, il covo fu "bruciato".
Perché? Chi ci abitava lì?

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