17 dicembre 2010

Aurelio Spachtholz, nato a Milano il 16 giugno 1915.

Il rischio - per dirla con Robert Musil - è che questo genere di "verità [...] non è un cristallo che si può mettere in tasca, bensì un liquido sconfinato in cui si casca dentro".

Il caso Moro è uno dei passaggi chiave della storia dell'Italia repubblicana. In esso hanno svolto un ruolo da protagonisti i governi stranieri, le élite mondiali, i servizi segreti. Ma è soprattutto una storia di uomini, a volte coinvolti in pieno, a volte solo sfiorati da fatti molto più grandi di un singolo individuo. Tutti, comunque, sono stati in qualche modo segnati: le vittime, i brigatisti, gli investigatori, i politici, i semplici cittadini. Senza quel punto di svolta molte esistenze avrebbero avuto percorsi diversi, ed un presente molto lontano dall'attuale.
Probabilmente è stato così anche per  Victor Aurel Spachtholz, ma forse è più corretto dire Aurelio, in base alla registrazione anagrafica compiuta dalla madre, Teresa Spachtholz, nel 1915. Non ne abbiamo la certezza, è una mia  ipotesi legare la sua morte alla visita effettuata solo una ventina di giorni prima a "Paese Sera", dichiarando "conosco l'ubicazione della prigione di Moro". 
Qualche dubbio in meno possiamo averlo sulla vita di Spachtholz, grazie all'inchiesta portata avanti sulle pagine di "Storia in rete" da Andrea Biscàro. Nel numero di Novembre-Dicembre, ora in edicola, Biscàro racconta l'incontro avuto con una testimone d'eccezione: Leila Ferrario, figlia di Spachtholz. Sono parole importanti che danno conferma ai sospetti nati leggendo le puntate precedenti dell'inchiesta di Biscàro, che tratteggiavano una figura misteriosa, ambigua, legata ad ambienti importanti della politica e della cultura. Soprattutto, ambienti internazionali.  Un uomo definito dalla figlia un falsario di quadri e di firme, che grazie alla sua abilità è riuscito a stringere rapporti insospettabili, compreso quello con il Mister S (pardòn, il Mister X), che gli confidò che dalla cantina che a Spachtholz sembrava una prigione, loro avrebbero salvato l'Italia. Loro chi? E salvato l'Italia da cosa? 
La conferma che Spachtholz  era un personaggio con frequentazioni di alto livello valorizza implicitamente il racconto fatto ai giornalisti di "Paese Sera", e ciò che ne consegue. Il fatto poi che Spachtholz  sia morto meno di un mese dopo costituisce un ulteriore stimolo per continuare a seguire una pista che si sta  rivelando sempre più preziosa. 

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