In Italia i magistrati uccisi sono molti. Alcuni di essi vengono considerati eroi ed hanno il tributo che meritano, sia nei mezzi di comunicazione, sia tra i cittadini. La gran parte di essi giace nello stretto ricordo di chi ha voluto loro bene, senza che ci siano pubbliche cerimonie di commemorazione. A volte la giustizia ha punito i responsabili, per altri i colpevoli non hanno mai fatto un solo giorno di galera, né tantomeno subìto una condanna. Non solo Falcone e Borsellino, quindi, ma soprattutto non solo mafia, perché in Italia i magistrati sono stati uccisi da diverse entità: 'ndrangheta, assassini isolati, aspiranti terroristi e terroristi veri, di sinistra e di destra, perfino estremisti islamici.
Il libro di Paride Leporace, giornalista con una carriera importante ed attuale direttore de "Il quotidiano della Basilicata", colma un vuoto colpevole, quello dell'assenza di un volume che riunisca le storie di questi servitori dello Stato, che sono anche uno spaccato di storia d'Italia, nei suoi aspetti criminali più infimi e dolorosi, ferite che la nostra cultura democratica non ha contribuito a rimarginare, lasciando spesso soli i familiari. Come per gli appartenenti alle forze dell'ordine caduti in servizio, nei tribunali d'Italia sono sparse targhe commemorative, e talvolta la toponomastica fa entrare nel quotidiano dei cittadini nomi che tuttavia non suscitano adeguata considerazione.
Conoscere questo tragico percorso è un aspetto imprescindibile della consapevolezza di ciò che siamo stati. Non si può capire la mafia limitandosi agli attentati del 1992, è necessario ad esempio sapere ciò che è accadutto a Chinnici.
Non si può parlare di Prima Linea rimanendo all'oscuro della personalità di Alessandrini, non si può parlare di NAR senza sapere nulla di Mario Amato.
Ogni capitolo non può necessariamente esaurire l'argomento, ma ciò è un vantaggio, poiché sprona ad approfondire.
"Toghe rosso sangue" è un titolo azzeccato, perché in un'epoca nella quale la politica si scontra frontalmente con la magistratura, e quest'ultima assume comportamenti da soggetto politico, diventa fondamentale riportare il rapporto tra cittadini e giudici in una dimensione di verità. Paride Leporace contribuisce sensibilmente a questa esigenza scrivendo pagine di cronaca attente all'umanità, alla professionalità, alla sofferenza delle vittime. Una narrazione ben lontana dall'attuale cronaca dei quotidiani, e questo contrasto è il migliore antidoto contro la deriva rappresentata dallo scontro istituzionale.
Forse è impossibile impedire che l'elenco dei giudici assassinati si accresca di nuovi nomi, ma è indispensabile che i cittadini conoscano chi sono, su cosa hanno lavorato, quanto sia importante rendere loro giustizia.
1 commento:
Un libro che appassiona e lascia riflettere. Magistrati, uomini di legge, ma prima di tutto persone, che pagano con la propria vita per il lavoro che fanno. Consiglio il libro
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