26 novembre 2009

Da Via Gradoli alle élite internazionali.


Che collegamento ci potrà mai essere tra i segreti di Via Gradoli e, ad esempio, il gruppo Bilderberg? Lo definirei, questo collegamento,  notevole.
Cominciamo da uno dei maggiori protagonisti della vicenda Gradoli: Romano Prodi. Negli anni Sessanta è assistente di Beniamino Andreatta all'Università di Bologna, nella quale diventa poi docente di Economia e politica industriale. Il 2 aprile 1978 avviene la seduta spiritica della quale abbiamo già parlato, con l'indicazione "Gradoli". Tra il 21 ed il 23 aprile Andreatta partecipa a Princeton al meeting annuale del Bilderberg. Nel novembre del 1978, Prodi diventa ministro dell'Industria nel quarto governo Andreotti, quello nato il giorno del rapimento di Aldo Moro. L'esecutivo andrà in crisi il 20 marzo 1979, ma Romano Prodi è ormai in carriera, perché tra il 18 ed il 20 aprile 1980 partecipa al meeting Bilderberg di Bad Aaachen. Da allora sarà presente altre cinque volte, compreso il meeting di quest'anno, tenutosi in Grecia.

Torniamo al 1978, anno del sequestro Moro, perché a fare compagnia ad Andreatta a Princeton c'è Stefano Silvestri,  che in quei giorni aveva l'agenda particolarmente piena. Oltre al debutto al Bilderberg, nel quale anche lui sarà protagonista per altre cinque volte, il consulente della Presidenza del Consiglio è parte integrante del comitato di crisi del Ministero dell'Interno voluto da Cossiga.  Si tratta del comitato che aveva quasi il cento per cento di componenti piduisti, se si esclude lo stesso Silvestri, ed il prefetto Napolitano, che venne presto sostituito da un altro piduista. Silvestri è ancora oggi presidente dell'Istituto Affari Internazionali, che ha uno staff di tutto rispetto.
Tra i collaboratori dello IAI negli anni settanta ci fu Luigi Scricciolo, responsabile delle relazioni internazionali della UIL, il sindacato di area socialista. Ebbene, a Bad Aachen, nel 1980, insieme a Romano Prodi e Stefano Silvestri, c'era Giorgio Benvenuto, segretario della UIL. 

L'elenco di simili connessioni potrebbe continuare a lungo, e ribadisce un concetto che fatica molto ad entrare nella testa degli italiani: il passato non è morto e sepolto, non è inutile sapere e capire, perché il presente ha ancora buona parte dei protagonisti di allora.

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